Avete mai pensato a chi ci rivolgiamo quando documentiamo una pratica culturale o un elemento del patrimonio culturale immateriale? Cosa ci dà il diritto di farlo e come dobbiamo comportarci nel farlo?
Documentare le pratiche culturali non è solo un’attività tecnica. Si tratta di costruire relazioni: richiede ascolto, responsabilità e rispetto verso le comunità che mantengono vive queste tradizioni. Il primo e più importante passo è ottenere il consenso libero, preventivo e informato. Tutti i soggetti coinvolti dovrebbero comprendere appieno lo scopo del lavoro e come il materiale potrebbe essere utilizzato, soprattutto in formato digitale.
Per supportare questo processo, si raccomandano i seguenti passaggi:
- Utilizzare moduli di consenso, scritti o orali, per individui o gruppi;
- Creare accordi comunitari che spieghino come le registrazioni saranno utilizzate, archiviate e accessibili, tenendo sempre conto dei valori locali, dell’etica e del processo decisionale della comunità;
- Ottenere il permesso per l’utilizzo delle immagini e delle voci delle persone, in particolare per le registrazioni video o audio;
- Rispettare i diritti culturali collettivi e la proprietà condivisa del materiale;
- Chiedere la consulenza di esperti nei casi che comportano questioni legali o etiche.
Nel mondo digitale odierno, è anche importante proteggere i diritti digitali delle comunità, consentendo loro di controllare il modo in cui le loro conoscenze vengono condivise e mostrate. Linee guida come la Direttiva europea 2019/790 e la Convenzione di Faro (2005) offrono un importante supporto, mirando all’equità e all’empowerment della comunità.
Siti web come Europeana.eu costituiscono un buon esempio, utilizzando regole etiche per la condivisione dei contenuti culturali. Se effettuata con attenzione, la documentazione del patrimonio culturale immateriale diventa un modo efficace per onorare le culture, offrendo alle comunità la possibilità di condividere le loro storie con dignità e visibilità.